Giorgia Cozza, giornalista e scrittrice, esperta del settore materno-infantile, spiega come l’allattamento non sia solo una faccenda tra mamma e bambino. Sono tante altre le figure coinvolte in questa esperienza e tutte hanno una precisa responsabilità sul percorso di riuscita.

“Il latte lo produce la mamma, questo è vero, ma l’allattamento è innanzitutto un affare di famiglia” così Giorgia Cozza, giornalista e scrittrice, esperta del settore materno-infantile ed autrice del libro “Scusate se allatto”, spiega come sia il contesto che circonda mamma e bambino a fare la vera differenza. “Una figura fondamentale è senza dubbio quella del papà. Non esageriamo affermando che un bambino si allatta in due. Dove c’è un allattamento che funziona c’è un papà presente, incoraggiante, informato. È lui che, meglio di chiunque altro, può intervenire nei momenti di crisi e di stanchezza della mamma, supportandola in caso di dubbi e facendo da filtro laddove i commenti di parenti ed amici non sono d’aiuto. Non solo. Il papà può prendersi cura della neomamma anche dando un aiuto pratico: preparando la cena e facendo la sua parte in casa. In questo modo la mamma si sente supportata, protetta. Il benessere è una componente fondamentale nel post parto, indipendentemente dalla scelta di allattare. E il risultato finale è frutto di un valido lavoro di squadra”.

Poi ci sono le altre mamme. Che ruolo giocano in questa partita? “Oggi la famiglia allargata si è un po’ persa. La mamma e il papà, di fatto, sono soli. Molto spesso il sostegno e l’aiuto esterno provengono dalle rete delle mamme. La testimonianza di donne che sono riuscite ad allattare, nonostante le difficoltà incontrate, sono un aiuto e uno stimolo importante per la neo mamma. In molte realtà ci sono incontri organizzati, che consentono di mettere a confronto le varie esperienze: la mamma arriva con dubbi e fatica sulle spalle, condivide, ascolta e scopre che quello che sta provando lo provano o lo hanno provato anche le altre. Che è tutto normale. Così l’esperienza delle altre diventa la sua. Questo trovarsi tra mamme è bellissimo. Esistono delle figure chiamate mamme alla pari che scelgono di mettere a disposizione la propria esperienza, non solo in tema di allattamento, andando spesso a colmare un vuoto assistenziale provocato dalla carenza di figure specifiche negli ospedali o fuori da essi”. Si tratta di una condivisione reale delle esperienze. “L’incontro fisico è fondamentale. Ed ha un valore aggiunto rispetto alla rete dei social. A volte purtroppo il web esaspera la contrapposizione tra mamme con esperienze diverse. Ed è molto triste che succeda questo. Perché al di là delle differenze del proprio vissuto, tutte le mamme hanno qualcosa di meraviglioso in comune: l’amore per i propri bambini”.

Come potremmo descrivere l’attuale scenario dell’allattamento nel nostro Paese? “Oggi la maggior parte delle future mamme desidera allattare. Le donne che non allattano per scelta sono una minoranza. Tuttavia, anche se non esistono dati ufficiali, gli esperti ci dicono che a tre/quattro mesi dal parto, solo 40 mamme su 100 stanno ancora allattando. Cosa è successo? Nella maggior parte dei casi se una donna desiderava allattare, ciò che è mancato non è il latte, ma le informazioni corrette e il sostegno. Fino alla metà del secolo scorso allattare era la norma. C’è stata poi una brusca interruzione del sapere e dell’esperienza, dovuta al boom del biberon e dell’artificiale, che ha prodotto generazioni di madri che non hanno allattato. Oggi stiamo cercando faticosamente di recuperare. In Italia purtroppo le informazioni corrette scarseggiano o vengono diffuse a macchia di leopardo. Esistono strutture mediche di grande valore, ma ci sono anche ospedali dove l’assistenza alla mamma nel post parto non esiste. Dove si va ancora avanti con la doppia pesata, con mamme demoralizzate davanti alla bilancia e la prescrizione dell’aggiunta. In questi casi è tutto in salita. Se incontri la persona giusta che ti dà il suggerimento giusto, riesci ad andare avanti. Molte mamme purtroppo questa buona parola non la trovano. Se poi sei circondata da persone pronte ad intervenire o a criticarti con i soliti Sei sicura di avere abbastanza latte? Sei sicura che sia nutriente?, a quel punto i dubbi già esistenti diventano scoraggiamento e rinuncia. Ad oggi esiste la consapevolezza che, in termini di salute, allattare sia importane. Però manca il supporto pratico. Un pediatra può salvare un allattamento. Ma molti pediatri non hanno tempo di parlare con la mamma o di guardare una poppata. È molto più facile e rapido somministrare un’aggiunta. L’ideale è che ogni mamma abbia il riferimento di una figura competente che possa aiutarla: una consulente, una volontaria, una mamma alla pari. Perché da sole è veramente tutto più difficile”.

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