Pianti improvvisi, cambiamento di umore, reazioni inaspettate: ma siamo davvero sicuri che siano capricci? La psicologa Valentina Marconi ne ha parlato nel corso del terzo incontro di Genitori in Costruzione.

Il capriccio? Un fenomeno strano, anomalo, bizzarro. Un impulso improvviso, senza una ragione palusibile. Così la Treccani descrive quello che, nell’immaginario comune, è uno dei comportamenti più diffusi tra i bambini. Eppure la definizione enciclopedica sembra essere così lontana dalla realtà. Dunque siamo davvero sicuri che siano capricci? A lanciare la provocazione è stata la dottoressa Valentina Marconi, psicologa clinica e prenatale, che nel corso del terzo incontro di Genitori in Costruzione alla Biblioteca Moroni di Porto Recanati, ha spiegato alla platea intervenuta che una delle difficoltà maggiori nella gestione dei più piccoli è comprenderne le reazioni emotive.

Che cosa chiedono i nostri bambini? “Nel primo anno di vita il lancio di oggetti e il pianto alla sottrazione degli stessi ha un valore esclusivamente esplorativo. Allo stesso modo dal secondo hanno di vita morsi, pugni sono strumenti interattivi per distinguere l’IO dal TU. E se si manifestano comportamenti inspiegabilmente aggressivi è solo per esternare malessere laddove la verbalizzazione manca ancora”. Più che di capriccio potremmo quindi parlare di bisogno: “Bisogno di conoscere ed esplorare il limite. Non solo. Queste reazioni si manifestano spesso quando il bambino è stanco, servono a richiamare la nostra attenzione o a rigettare un sistema di divieti confusi ed eccessivi”.

Come genitori, che cosa è possibile fare? “Osservare il nostro bambino e cercare di dar lui il confine che cerca. Aiutarlo a contenere la rabbia e a verbalizzare le emozioni. E se ci sono dubbi o difficoltà, affidarsi a dei professionisti capaci di accompagnare la famiglia in questo percorso”. Non è patologia, ma vita quotidiana.

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