33 settimane e 3 giorni per 1 chilo e 470 grammi: erano questi i “numeri” della mia piccola Chiara. Troppo presto, troppo piccola. Ancora oggi, la diagnosi fatta in gravidanza so ripeterla a memoria, nonostante i paroloni che la compongono: ritardo di crescita intrauterina (IUGR). Una condizione che può verificarsi durante la gestazione e che provoca la nascita prematura. Nella mia pancia Chiara cresceva, ma sempre meno. I medici mi avevano avvertito che l’avrebbero tenuta lì fino a quando i valori relativi al suo sviluppo non si fossero arrestati del tutto. Monitoraggi, flussimetrie, ecografie: la speranza, giorno dopo giorno, era il superamento delle 32 settimane per poter scongiurare la respirazione non autonoma e altre gravi patologie. Così è stato. Chiara è venuta al mondo dopo un mese di ricovero preventivo in ospedale, al Salesi di Ancona. Lo IUGR aveva ormai fatto il suo corso, sapevo che da un giorno all’altro avrebbero deciso di farla uscire. Soprattutto dopo la profilassi di cortisone per favorire lo sviluppo completo dei suoi polmoni.

Era piccola, molto piccola. E non riusciva a coordinare suzione e respiro. Imparare a mangiare per lei è stato davvero difficile. Purtroppo la condizione post nascita, tra cui anche un ittero importante, mi hanno reso impossibile l’allattamento al seno. Per il primo mese e mezzo, sono riuscita a darle il mio latte tirato. Poi siamo passati all’artificiale.

Chiara è rimasta in ospedale circa sei settimane. La cosa più difficile durante il ricovero che ha seguito la sua nascita, era tornare a casa ogni sera senza di lei. Gli orari ospedalieri erano molto rigidi e non consentivano di rimanere oltre i termini previsti. Mi rendevo conto che rispetto ad altri neonati, lei stava bene. Eppure in quei momenti la lucidità se ne va. Sei comunque preoccupata. Pensi sempre che possa arrivare una telefonata, che possa succedere qualcosa. Ed è un carico che ti resta sulle spalle anche dopo. Per me la normalità è arrivata solo a distanza di un anno. È stato come dover scavalcare un muro, fatto di paure e difficoltà. Tante. Oggi Chiara sta bene. Ha sette anni ed è una bambina vivace, intelligente, speciale, venuta al mondo prima del tempo.

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