La piccola Irene scrive alla mamma, impegnata in questi giorni nella gestione dell’emergenza Covid19. “Non è colpa tua questa situazione, tu sei un’eroina. Quando finità tutto ti riempirò di baci”.

Tornare a casa dopo estenuanti ore di lavoro, impegnati a gestire un’emergenza sanitaria senza precedenti, e non poter abbracciare e baciare i propri cari perché forse portatori del virus. La lettera della piccola Irene, figlia di un’infermiera dell’ospedale di Senigallia, racconta ancora una volta l’altra faccia della pandemia. Quella del personale sanitario che, nel garantire la propria professionalità, può mettere a rischio la salute dei propri cari.

Cara mamma, mi manchi tantissimo – questo il testo della lettera – mi mancano i tuoi abbracci, i tuoi baci, i tuoi… Anzi tutte le cose che non si possono avere stando lontano. Tutte le tue coccole! E anche stare vicino a te e sentirmi protetta, addormentarmi sapendo che sei accanto a me! Non pensare che mi sento meglio di Emma, almeno la sua mamma non va a fare la notte. Queste notti mi sento distante da te, perché quando mi sveglio alla mattina non posso riempirti di baci, ma solo starti lontano. Le sere in cui ci sei non posso starti vicino, ma solo stare in altre stanze come se tu non ci fossi. Per questo Coronavirus il mondo sta soffrendo e tu con i tuoi colleghi troppo! Ma nonostante ciò tu sei guerriera, sei forte, coraggiosa! Quando finirà tutto ti riempirò di baci. Ti voglio un infinito di bene! Dalla tua cucciola. P.S. Ricorda, non è colpa tua questa situazione, tu sei una eroina!”

Medici e infermieri in prima linea senza alcuna garanzia: nessuna quarantena e nessun tampone “ordinario” per coloro che, spesso privi delle adeguate protezioni previste solo nei reparti infettivi, entrano in contatto con pazienti positivi. Come accade per il resto della popolazione infatti, anche il personale sanitario viene sottoposto ad indagini diagnostiche esclusivamente in presenza di sintomi. Questo nonostante la percentuale di rischio contagio sia esponenzialmente più alta. Nessuna tutela dunque nel possibile, lungo periodo di incubazione del virus. Difficile a queste condizioni tornare serenamente a casa, abbracciare i propri figli, i propri cari.

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