L’intervento di Katia Marilungo, psicologa e psicoterapeuta, Presidente dell’Ordine degli Psicologi delle Marche.

L’emergenza Coronavirus sta modificando radicalmente la nostra quotidianità con forti conseguenze sugli aspetti psicologici per tutte le persone di ogni fascia di età. In questi momenti così complicati, la nostra psiche viene modificata dall’isolamento, dalle nuove dinamiche relazionali, dalla gestione del tempo, dalle frustrazioni, dalla mancanza di controllo e gestione sulla propria vita, dall’attesa dell’evoluzione della situazione e dalla non conoscenza del futuro che impedisce la progettualità. Tutto questo può generare ansia, panico, fobie e mancanza di controllo sulle proprie emozioni. Per questo gli psicologi marchigiani si sono immediatamente adeguati alla nuova emergenza, spostando on-line l’attività già in essere e garantendo in tal modo ai propri pazienti la stessa assistenza psicologica nel rispetto di linee guida redatte nel 2017 sulle prestazioni psicologiche on-line. Parallelamente sono state costruite proposte di assistenza psicologica on-line ad hoc per questo momento particolare, supportando quindi le situazioni di ansia, panico, gestione della genitorialità, della coppia, delle relazioni familiari delineatesi.

L’Ordine degli Psicologi delle Marche è inoltre in costante collegamento con le associazioni di psicologia dell’emergenza e con la Protezione Civile: stiamo prestando anche il nostro supporto con la partecipazione al tavolo di emergenza psicologica attivato dal Gores Marche, con la funzione di coordinare quanti vogliano prestare soccorso psicologico, in aiuto alle associazioni di psicologia di emergenza in caso di bisogno. In questi momenti anche il coordinamento degli interventi diviene fondamentale per la corretta gestione dell’emergenza così come una comunicazione adeguata. Per questo motivo vogliamo comunicare a tutti i cittadini che, per fare richiesta di sostegno psicologico, basta rivolgersi al numero verde attivato dalla Protezione Civile della regione Marche (800 93 66 77) e chiedere esplicitamente di essere contattati da uno psicologo. Il collega sarà messo immediatamente in contatto con la persona che ha fatto richiesta, fornendogli un colloquio di sostegno telefonico o in videoconferenza.

Questa situazione sicuramente sta colpendo anche gli oltre 10 milioni di bambini e ragazzi italiani chiusi in casa da settimane: ciò, inevitabilmente, ha attivato una discussione tra i genitori che non fanno uscire i figli da settimane e quelli che rivendicano il bisogno di un’uscita quotidiana all’aria aperta per bambini e ragazzi. Ci sono purtroppo condizioni che stanno subendo bambini che già prima dello scoppio dell’epidemia vivevano in condizioni di grave povertà sociale ed educativa. Ci sono, in questo momento, in Italia, bambini che vivono con altre 5 persone in 40 metri quadri; figli di coppie che stavano divorziando costrette alla convivenza forzata; bambini che perderanno un totale di due mesi di scuola perché non hanno il computer o non hanno il wifi; bambini ai quali i genitori non sono in grado di spiegare cosa stia succedendo, e che stanno sviluppando per questo ogni tipologia di paranoia e ansia; bambini costretti a convivere 24/7 con genitori violenti, o tossicodipendenti in crisi d’astinenza; bambini che vivono in case dove non arriva la luce del sole; bambini che hanno soltanto la televisione e neanche un giocattolo; bambini che vivono in case senza riscaldamento o con i vetri delle finestre rotti e tappati con il cartone; bambini figli di famiglia monogenitoriale la cui mamma lavora come badante e li lascia da soli l’intera giornata (e a volte la notte); bambini con il papà in carcere in situazione di sovraffollamento e rischio elevatissimo di contrarre il virus; bambini figli di famiglie che lavoravano in nero che si sono trovati di colpo senza neanche un euro per comprare da mangiare; bambini disabili senza aiuto esterno. E la lista, dolorosissima, potrebbe occupare ancora molte righe.

Ma ci sono anche i bambini più fortunati: quelli che convivono in case attrezzate e almeno un genitore a casa che ha il tempo di occuparsi di loro. Che hanno un computer per seguire le lezioni, e giocattoli con cui passare il tempo. Anche per loro, la situazione di reclusione è in ogni caso estremamente pesante.

Di fatto, i genitori si trovano e si troveranno a gestire le conseguenze dell’isolamento sui propri bambini. Non sono conseguenze superficiali: stiamo parlando di un trauma profondo che rischia di segnare un’intera generazione, che prevedibilmente allargherà enormemente la forbice sociale, comporterà uno spaventoso aumento delle ansie diffuse e il rischio di una paralisi dei desideri, e che aumenterà le percentuali di abbandono scolastico per molti anni a venire, tra chi non sta acquisendo in questo momento i prerequisiti fondamentali alla carriera scolastica.

Sarebbe quindi necessario e urgente costruire una task force composta da esperti che inizino a immaginare come ridurre le conseguenze negative e traumatiche che questa situazione sta facendo pesare sulle spalle dei più piccoli: soluzioni applicabili già nell’emergenza, e soprattutto, dopo. Quando, proprio come nelle guerre, sarà necessario avviare la ricostruzione.

Dr.ssa Katia Marilungo

Psicologa-Psicoterapeuta

Presidente Ordine Psicologi Regione Marche

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