Li hanno dimenticati di nuovo, nonostante il tanto decantato comitato scientifico responsabile della ripartenza. Non una parola. E se la domanda di una giornalista non avesse tirato in ballo la questione scuola chiusa uguale organizzazione familiare difficile, loro, i bambini, non avrebbero avuto alcun minimo riferimento. Che poi alunni e bambini non è mica la stessa cosa. Bastava poco. Semplicemente inserirli nell’elenco dei “punti importanti”, insieme agli spostamenti, alle attività produttive, allo sport. Semplicemente ricordarsi che ci sono anche loro.

Sarebbe stato bello questa sera ascoltare il premier parlare della necessità di garantire un equilibrio tra la tutela della salute e il benessere dei nostri bambini. Perché la salute in fondo passa anche da lì. Sarebbe stato bello sentirlo rivolgersi direttamente a loro, come accaduto in altri Paesi non poi così lontani. Sarebbe stato meraviglioso sentirlo ringraziare le famiglie italiane tutte, in particolare quelle che in questo periodo si sono trovate a gestire bambini con disabilità, barcamenandosi tra il venir meno dell’assistenza, la didattica a distanza e le preoccupazioni del momento. Ma siamo in emergenza sanitaria. Le priorità sono altre.
Hanno riaperto i parchi, ma per i nostri figli non ci sono progetti concreti da qui alla fine dell’estate. La ministra dell’Istruzione sta lavorando alla maturità e alla ripartenza della scuola a settembre. Il Governo tutto sembra si stia adoperando per trovare soluzioni da proporre (quando?) alle famiglie che, dal 4 maggio, non sapranno a chi affidare i loro figli, causa ripresa del lavoro e nonni da tutelare. C’è il bonus baby sitter: i bambini dopo due mesi chiusi in casa con mamma e papà, allontanati dalla scuola, dai loro compagni, dai nonni e da tutte le persone che rappresentavano la loro quotidianità, potranno essere affidati ad una professionista che, con tutte le competenze del caso, sarà comunque un’estranea a cui doversi abituare.
La verità è che li abbiamo messi a letto questa sera con un nodo alla gola. Ci siamo vergognati di appartenere a quel mondo degli adulti di cui loro tanto si fidano che, per l’ennesima volta, li ha messi in un angolo. Avremmo voluto dare loro di più: un momento migliore, un Paese migliore. E non solo per il coronavirus.
26/04/2020