La manifestazione nazionale, promossa dal Comitato Educhiamo, a cui stanno aderendo numerose strutture della nostra regione, ha visto oggi giovedì 21 maggio 2020, l’occupazione di 8 piazze italiane e un flashmob parallelo via social.

Bambole, ciucci, coccarde e fiori bianchi abbandonati sul selciato di otto piazze italiane (Milano, Venezia, Roma, Palermo, Torino, Firenze, Terni e Cagliari) o fotografati e postati sui social: il Comitato Educhiamo ha promosso per oggi, giovedì 21 maggio 2020, una manifestazione nazionale che accenda i riflettori sulla difficile situazione di nidi e scuola dell’infanzia privati. “Abbiamo deciso di rompere il silenzio. – si legge nelle motivazioni alla base dell’iniziativa odierna – Scendiamo in piazza per chiedere perché

1- siano sempre stati dimenticati i bambini della fascia 0-3 anni e perché non gli sia nemmeno stata garantita una riapertura estiva

2- siano stati dimenticati ancora anche i bambini della fascia 3-6 anni, menzionati nei decreti, ma concretamente lasciati soli per l’estate

3- non sia stata prorogata la cassa integrazione andando a mettere a rischio il lavoro di oltre 100 mila persone

4- perchè, ancora una volta, il testo di legge non abbia specificato che i 65 milioni di euro stanziati siano da erogare direttamente agli asili e scuole materne private

5- manchi ancora un’indicazione sicura della possibilità di riapertura a settembre

“In tutta Italia – afferma ancora il Comitato – i nidi privati assolvono con il 65% di copertura sul territorio nazionale il diritto all’educazione dei bambini da 0-3 anni. Eppure siamo gli invisibili  e lo sono soprattutto i bambini di questa fascia d’età, che non potranno usufruire degli spazi ricreativi dei centri estivi previsti dal governo dal 15 giugno. Questi bambini sono ignorati nei pensieri e nelle azioni dei governanti dall’inizio del lockdown. I loro genitori sono immaginati come titani che dovrebbero lavorare in smart working e contemporaneamente accudire i bambini. Oppure le madri dovranno rinunciare al lavoro, così da poter portare i propri bambini al parco con un rapporto uno a uno. E le decine di migliaia di lavoratori delle strutture educative destinati ad entrare nel lungo elenco dei disoccupati che questa crisi sta producendo”.

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