Leonardo Felici, Presidente della Società Italiana di Pediatria delle Marche, spiega l’importanza di favorire il ritorno alla normalità dei più piccoli, provati dai due mesi di reclusione forzata. Fondamentale la prudenza e il rispetto dei protocolli, perché sul Covid “abbiamo ancora conoscenze incomplete”. Il vaccino antinfluenzale? Un alleato per circoscrivere i possibili contagi nel periodo invernale.

“I bambini sono stati costretti a casa per quasi due mesi e mezzo: la mia nipotina, dopo i primi giorni felici con i genitori tra le mura domestiche, nominava incessantemente tutti i suoi compagni del nido, era molto nervosa e presentava disturbi del sonno. Ha due anni e tre mesi” così Leonardo Felici, presidente della Società Italiana di Pediatria delle Marche, nonché primario di Pediatria degli Ospedali Riuniti Marche Nord, parte dalla sua esperienza di nonno medico per raccontare quel lockdown che ha completamente stravolto la quotidianità dei più piccoli “Per mia nipote, come per tutti gli altri bambini, si è trattato di una situazione molto stressante a livello psichico, a causa del prolungato isolamento e della limitazione nell’attività motoria e nei contatti con i coetanei con cui giocare e frequentare l’asilo. In un’alta percentuale di casi sono stati segnalati comportamenti “problematici”: nei bambini più piccoli ad esempio, è stato registrato un netto aumento di disturbi del sonno, insistente bisogno di attenzione, di essere presi in braccio, fino anche a manifestazioni di regressione. Nei più grandi, specie negli adolescenti, è stata invece segnalata spesso la comparsa di aggressività verbale”. Ma nessun allarmismo: “Non bisogna comunque preoccuparsi, si tratta di manifestazioni del tutto transitorie, legate all’eccezionalità della situazione, come ho spiegato anche a mia figlia”. Comportamenti che tuttavia evidenziano come il bisogno, da parte dei bambini, di tornare alla normalità, sia molto forte. “Personalmente – prosegue Felici – ritengo appropriato restituire a tutti i bambini ed adolescenti la possibilità di giocare all’aria aperta, di stare con amici, di frequentare le attività scolastiche e di nutrirsi in modo adeguato, completo e sano. In altre parole favorire il ritorno ad una vita di relazione con adulti e coetanei. Una vita equilibrata. In questa direzione molto utile sarà l’avvio dei centri estivi che, inoltre, potrebbe essere di grande aiuto alle famiglie maggiormente in difficoltà”. Attività che dovranno comunque rispettare le misure di distanziamento fisico: “Nel protocollo condiviso dalle Regioni con Governo e società scientifiche sono ben esposte le linee guida per il distanziamento fisico e le altre misure di prevenzione quali le mascherine e il frequente lavaggio delle mani. Mascherine che non sono invece previste per i bambini sino a sei anni d’età per motivi facilmente intuibili”.
Le attività estive vanno considerate un momento importante anche di confronto con i più piccoli. “La frequenza dei centri estivi potrà servire a coinvolgere bambini e ragazzi in percorsi di educazione alla salute, per conoscere e imparare a rispettare i comportamenti di prevenzione indispensabili anche alla successiva ripresa dell’anno scolastico“.
Dunque normalità si, ma con prudenza: “Fortunatamente l’infezione da COVID-19 ha toccato i bambini e gli adolescenti solo marginalmente. A tutt’oggi meno del 1% dei soggetti di età compresa tra 0 e 18 anni è risultato infetto o ammalato da Coronavirus, peraltro con manifestazioni cliniche non gravi: febbre non elevata, tosse, congiuntivite, modesto interessamento respiratorio, e poco altro. La quasi totalità dei neonati nati da mamme COVID-19 positive poi, sono risultati liberi dal virus e non hanno manifestato complicanze significative nei giorni successivi alla nascita. Tuttavia, al di là di questo dato positivo, va detto che di questa infezione, che affrontiamo quale pandemia, molto contagiosa ed a elevata mortalità, abbiamo ancora conoscenze incomplete, tutte da verificare nel tempo. Non ne conosciamo l’origine e non è chiaro perché in alcuni casi si manifesti come polmonite interstiziale letale. Non abbiamo individuato un trattamento efficace, non siamo certi di quella che sarà l’evoluzione contagio. In queste condizioni è quindi difficile anche prevedere quali siano gli effetti della ripresa della vita sociale, e se siano corrette le indicazioni sanitarie e comportamentali preventive adottate. Potrebbero essere stati sottovalutati i rischi di una ripresa dei contagi con gravi conseguenze per il singolo individuo e per la collettività. A mio avviso tutti i provvedimenti debbono ancora essere improntati alla prudenza, in attesa di dati sicuri sulla diffusione e morbilità del virus“.
Tra le misure preventive per contenere una possibile “seconda ondata” c’è il vaccino antinfluenzale: “Il vaccino anti-Coronavirus ancora non è disponibile. – spiega Felici – Appena lo sarà avremo risolto il problema dell’infezione, così come è successo per tutte le altre infezioni per cui disponiamo del vaccino. Ricordiamoci che si muore anche di morbillo, tetano, e meningiti laddove non sia applicata la pratica della vaccinazione. In attesa del vaccino specifico, una importante misura preventiva, specie per la popolazione anziana, potrebbe essere quella di sottoporre a vaccinazione antinfluenzale allargata tutta la popolazione di bambini da 0 a 6 anni, visto che per gli adulti e anziani rappresenta una importante fonte di contagio. La riduzione dei casi di influenza durante il prossimo periodo invernale infatti, faciliterebbe il precoce riconoscimento di nuovi eventuali casi COVID-19 e si ridurrebbero comunque i casi di interessamento respiratorio, con beneficio sullo stato generale di salute“.
Su tutto resta la certezza degli ultimi, confortanti dati: “La chiusura delle scuole, nonostante le pesanti conseguenze già ricordate, ha certamente contribuito a fermare la trasmissione del COVID-19 dai bambini agli adulti. Guardiamo fiduciosi alla riapertura, constatando che, nelle ultime settimane, il virus sembra proprio essersi ammorbidito ed i contagi si siano veramente rarefatti nella nostra regione, essendo del tutto scomparsi i ricoveri in rianimazione e quindi i casi più gravi“.