Debora, infermiera e mamma di due ragazzi di 14 anni, racconta il Covid contratto in ospedale, l’isolamento dalla sua famiglia e quella paura che nessun tampone negativo potrà mai cancellare. “Gli eroi della pandemia? I bambini e i ragazzi. Sono loro ad aver superato la prova più dura.

Sono stata isolata dalla mia famiglia per circa un mese. Dormivo, mangiavo e passavo tutto il giorno nella camera da letto con la porta chiusa” Debora è infermiera da 19 anni. Mamma di due ragazzi di 14 anni ha contratto il Covid a lavoro in uno dei nostri ospedali regionali. “L’ho scoperto con un tampone fatto perché in reparto avevamo un paziente positivo. Dopo la diagnosi, ho avuto per tre giorni tosse, raffreddore, dolori muscolari, cefalea, dolore sternale e toracico. Non sentivo più gli odori. La febbre invece è arrivata al massimo a 37.5”. Tanti i timori di quei momenti: “La paura più grande era quella di aver contagiato i miei familiari. Ma avevo anche paura per me, per quello che sarebbe potuto accadere. È un virus sconosciuto questo e le reazioni dell’organismo sono imprevedibili. Pensavo che mi avrebbero ricoverato e che prima o poi avrei avuto una crisi dispnoica”. Per fortuna così non è stato.

Una sorte la sua, toccata a tanti altri operatori sanitari che hanno contratto il virus proprio all’interno dei rispettivi luoghi di lavoro. “Non siamo stati tutelati. I dispositivi inizialmente non c’erano. C’era grande incertezza nell’organizzazione. I turni massacranti. E non sto parlando solo del mio reparto: è stato un problema generale. Per fortuna ci hanno almeno riconosciuto l’infortunio. E ad oggi non ci fanno più mancare i tamponi. Eroi? Lo eravamo un mese fa. Adesso ci hanno già dimenticato. E comunque, non siamo stati certo noi i veri eroi. Come dicevo a mio marito, anche lui infermiere, i veri eroi sono stati i bambini e i ragazzi: rimanere a casa per tutti quei giorni, senza amici, senza scuola, senza sport è stata una prova veramente dura”. 

E parlando dei suoi ragazzi, Debora racconta: “Sono stati bravissimi. Si sono tenuti impegnati con la scuola… e con la play station! Poverini… Hanno sentito davvero molto la mancanza del calcio, la loro grande passione: i tornei, il campionato, il poter giocare insieme agli amici. Sono stati molto bravi anche con me. Quando mio marito non c’era mi preparavano il pranzo. Ora stanno piano piano tornando alla normalità. Con grande attenzione. Escono con gli amici, giocano a pallone. Mi dispiace per il loro esame di terza media: purtroppo hanno dovuto rinunciare alla normalità di questo passaggio importante”.

Il Covid è passato, ma per Debora la paura resta ogni giorno: “Continuo a disinfettare tutto, dentro e fuori casa, anche adesso che sono immune. Gestire il ritorno alla quotidianità non è stato così semplice. Perché l’incertezza dell’esito dei tamponi, con i falsi positivi, mi ha condizionato per un altro mese. Avevo paura di non essere ancora del tutto negativa, quindi la tensione ha continuato ad accompagnarmi: non bacio i miei ragazzi dal 19 marzo, giorno del mio primo tampone positivo”.

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