Monia Martiniani, responsabile dell’ambulatorio Patologia del Rachide e scoliosi all’Ospedale Salesi di Ancona, spiega gli step fondamentali per il trattamento di questa patologia: “Spesso le mamme sono schiacciate dal senso di colpa per non essersi accorte in tempo della situazione. Ma una mamma, da non medico, può rilevare il problema solo quando esso è diventato evidente. È il pediatra a poter favorire una diagnosi tempestiva”. All’Ospedaletto anche un centro dedicato alla chirurgia della colonna vertebrale.

Giugno mese della scoliosi. L’iniziativa partita negli Stati Uniti e promossa dalla Scoliosis Research Society, ha come obiettivo quello di promuovere la conoscenza di questa problematica che nella maggior parte dei casi ha la sua prima manifestazione in età infantile: i dati ci dicono che sono il 3% i bambini colpiti da scoliosi in fase di crescita. Come accorgersene in tempo? “Generalmente i piccoli possono contare sul controllo periodico dei propri pediatri, che sono assolutamente in grado di svolgere i test essenziali di rilevamento della patologia. È il pediatra stesso che, di fronte ad un sospetto, si occupa di indirizzare il bambino verso lo specialista giusto” così la dottoressa Monia Martiniani, responsabile dell’ambulatorio patologia del rachide e scoliosi all’Ospedale Salesi di Ancona, spiega come si attiva il percorso che porta alla diagnosi. “Ci sono tante figure professionali che ruotano intorno alla scoliosi. Così tante che spesso i genitori, disorientati e preoccupati, non sanno bene a chi sia meglio rivolgersi. Ma è fondamentale che il bambino venga seguito dal professionista giusto. L’ortopedico è certamente in grado di osservare e sorvegliare l’evoluzione della problematica, andandola a trattare con gli strumenti correttivi più adeguati. Un lavoro che viene fatto in team con altre figure professionali importanti come ad esempio i fisioterapisti”.
Patologia dunque, che non si corregge con uno “stai su dritto”, tormentone di crescita. “La scoliosi è una patologia di origine genetica e non ha nulla a che vedere con posizioni o atteggiamenti viziati. Questi ultimi si correggono semplicemente andando a rimuoverne la causa. La scoliosi invece necessita di trattamenti esterni specifici: busti correttivi e, nei casi più gravi, chirurgia. Lo zaino della scuola dannoso, le capacità miracolose del nuoto e altre convinzioni che ruotano attorno a questo argomento sono in realtà prive di fondamento scientifico”.
Quando è importante intervenire? “Dipende dai tempi di manifestazione della patologia. Alcune scoliosi si presentano già tra gli 0 e i 3 anni. Altre dai 3 ai 10. Generalmente, per i casi più comuni, è bene intervenire prima dello sviluppo puberale del bambino e cioè intorno agli 8/10 anni. Da quel momento in avanti, in particolare tra i 10 e i 13 anni, la crescita del bambino può provocare dei peggioramenti repentini. Spesso le mamme che vengono in ambulatorio sono schiacciate dal senso di colpa per non essersi accorte in tempo della situazione. Ripeto, il pediatra è un anello fondamentale. La mamma, da non medico, non può accorgersi che qualcosa non va se non quando il problema è diventato evidente e dunque c’è già stato un peggioramento importante”. Da tenere in considerazione la familiarità. “Chiediamo sempre ai genitori se in famiglia c’è già stata questa patologia. Solitamente ad essere più colpite sono le bambine che ereditano la scoliosi dalle donne della propria famiglia. 3 ragazze su 1000 necessitano di una sorveglianza medica e di un trattamento”.
Quando si rende necessaria la chirurgia? “La chirurgia viene proposta quando la scoliosi è molto grave, ovvero quando la curva supera i 50 gradi. Si cerca sempre, compatibilmente con la gravità della situazione, di sottoporre il bambino ad intervento in fase di crescita avanzata, quando cioè il tronco si è già sviluppato. A tal proposito all’Ospedale Salesi, nell’ambito della Clinica Ortopedica e Pediatrica diretta dal professor Nicola Specchia, sono stati recentemente ristrutturati degli ambulatori destinati proprio alla chirurgia della colonna vertebrale. Questo ci consente oggi di poter curare nella nostra regione tutti i bambini affetti da scoliosi a 360 gradi: dalla sorveglianza, al trattamento in corsetto fino all’intervento chirurgico laddove necessario. È importante. Perché lo spostamento per motivi di cura è sempre un grande disagio per le famiglie. Per la scoliosi oggi, nelle nostre Marche, abbiamo tutto ciò che serve”.