Riccardo Rossini, Presidente dell’ANP Marche (Associazione Nazionale Presidi), commenta le linee guida ministeriali relative al piano scuola 2020-2021: “Grande responsabilità per noi dirigenti che abbiamo comunque molti strumenti per garantire l’inizio dell’anno scolastico in tranquillità. Le risorse stanziate? Inutili se parliamo di interventi strutturali agli edifici. Possono invece aiutare a potenziare le tecnologie”.

Il Piano Scuola 2020 chiama a raccolta i presidi italiani, consegnando loro le chiavi della scuola che sarà: i dirigenti scolastici, in base alle linee guida diffuse dal ministero dell’Istruzione e che potrebbero essere pubblicate nelle prossime ore, avranno grande autonomia decisionale nell’organizzazione della didattica a settembre. “Come presidi – commenta Riccardo Rossini, presidente dell’ANP Marche (Associazione Nazionale Presidi) – possiamo intervenire sulle metodologie didattiche, sui calendari, sugli orari, sui gruppi di lavoro e anche e soprattutto sulla gestione del numero di studenti. Il rispetto del distanziamento fisico infatti ci impone in molti casi di limitare le presenze, di suddividere le classi e di pianificare secondo turnazione in presenza e non”. Dunque ancora didattica a distanza? “La didattica a distanza, in una situazione di emergenza come quella che potremmo trovarci nuovamente a fronteggiare, non può essere abbandonata. Alcune scuole hanno degli oggettivi problemi logistici dettati dalla loro struttura: si trovano in edifici storici e hanno aule molto piccole. Gli enti locali dovrebbero adoperarsi per individuare spazi esterni alternativi, ma anche questo non è certo semplice. Se fatta bene la DAD può dare una grande mano. Ovvio le famiglie debbono essere messe nella condizione di usufruirne adeguatamente. Lo stato deve dare una mano ai meno abbienti con wi fi e dispositivi, proprio come avviene per l’acquisto dei libri di testo”.
E le risorse per fare tutto questo sono sufficienti? “Non si può negare che è stato fatto un intervento importante sul piano delle risorse. Che però sono ovviamente insufficienti se parliamo di interventi alle strutture. Sono soldi che possono aiutarci per la connessione, per la fibra, per le tecnologie, non per ricostruire una scuola”. Nessun riferimento nel testo ministeriale all’aumento del numero dei docenti. “Non è aumentando solo i docenti che si risolve il problema. Servono docenti e aule. Se abbiamo i professori, ma non abbiamo gli spazi che facciamo?”.
Coinvolto anche il terzo settore, chiamato a collaborare nella costruzione dell’offerta formativa. “Faccio sinceramente fatica ad immaginare scenari di questo tipo. Credo che questo passaggio sia da intendere come un grido di disperazione del ministero che, nell’emergenza, chiama a raccolta più soggetti possibile. C’è anche da dire che queste linee guida sono state pensate un mese e mezzo fa quando lo scenario era ben diverso. Le cose sono cambiate velocemente. Resta l’ineliminabile vincolo delle strutture. Non si costruiscono scuole in due mesi. A malapena riusciremmo a reperire locali per dislocare le sedi, provocando comunque un disagio enorme. L’autonomia decisionale comporterà, per forza di cose, una disparità organizzativa tra i diversi istituti. Ma al momento purtroppo, per la nostra scuola, non si poteva fare molto altro”.