Giorgia Rossi gestisce, insieme al marito Michele Antonio D’Apote, il Centro Danza Spettacolo 9Muse di Porto Recanati. “ La nostra struttura è stata chiusa in seguito alle misure contenute nell’ultimo DPCM. Abbiamo investito in regolamentazione, ma non è servito. Un danno per noi, ma anche per i nostri figli che perdono un pezzo importante di socializzazione regolamentata”.

“C’è un’emergenza ed è normale dover prendere dei provvedimenti, anche drastici, affinché questa venga circoscritta. Io sono assolutamente disposta a fare sacrifici se questi serviranno a migliorare la situazione. Purtroppo però non vedo molta coerenza nelle scelte fatte sino ad ora” a parlare è Giorgia Rossi, direttrice artistica del Centro Danza Spettacolo 9Muse di Porto Recanati, che gestisce insieme al marito Michele Antonio D’Apote (Presidente e direttore artistico anche lui). La struttura è attualmente chiuso in seguito alle misure previste dal DPCM dello scorso 24 ottobre 2020. “La nostra è un’associazione sportiva dilettantistica che organizza corsi di danza accademica (classica, moderna e contemporanea), street dance (hip hop, break dance e dancehall) e danza aerea. Abbiamo allievi a partire dai 3 anni e fino all’età adulta. Quest’anno, nonostante il periodo particolarmente difficile, con le iscrizioni di settembre avevamo raggiunto i 150 tesserati”. Numeri arrivati in seguito ad investimenti ed accorgimenti imposti dalla nuova normativa di contenimento della pandemia da Covid19: “Ci siamo affidati ad una ditta certificata per la sanificazione. La struttura si compone di 3 sale. Per ciascuna di queste abbiamo previsto un’entrata ed un’uscita indipendenti dalle altre, così che non si creassero incroci tra allievi di corsi differenti. I genitori, in particolare per i più piccoli, sono stati estremamente collaborativi e attenti, anche sul fronte assembramenti. All’ingresso misuravamo la temperatura e chiedevamo un’autocertificazione sullo stato di salute. Le mascherine ovviamente erano obbligatorie in tutti gli spazi comuni e potevano essere tolte solo nel momento in cui gli allievi raggiungevano il loro posto per danzare. Abbiamo delimitato a terra gli spazi, così che ciascuno avesse il suo quadrato all’interno del quale muoversi, a distanza di due metri dai suoi vicini. Inoltre per regolamentare la questione spogliatoi, abbiamo organizzato le sale sistemando delle sedie distanti 1 metro l’una dall’altra, dove gli allievi potevano appoggiare zaino e cambi. L’organizzazione oraria prevedeva 15 minuti tra la fine di un corso e l’inizio di un altro, così da dare all’insegnante il tempo di sanificare la sala, evitando inoltre incontri tra gruppi diversi”.
Attenzioni, tante, che però non sono servite ad evitare la chiusura di qualche giorno fa. “Non me l’aspettavo, anche perché credo sia stata completamente sbagliata la modalità comunicativa. Una settimana prima il premier ha puntato il dito contro le palestre, intimandole di mettersi in regola e annunciando controlli serrati. I controlli sono arrivati e, per lo meno da noi, tutto era in regola. Nonostante questo si è deciso comunque di chiudere. Avrebbe avuto molto più senso chiudere solo quei luoghi in cui le regole non sono state rispettate. Non solo. Il venerdì prima dell’ultimo DPCM, si è resa obbligatoria la misurazione della temperatura all’ingresso. Noi lo facevamo già. Ma per chi non era attrezzato, sono stati fatti degli acquisti (termometro o termoscanner). E il lunedì si è deciso comunque di chiudere”.
Una scelta che ha colpito anche l’organizzazione del tempo libero dei più piccoli: “Molti genitori ci hanno detto che non hanno mai avuto dubbi sul fatto che i loro figli fossero al sicuro nella nostra struttura. Molto più che al di fuori. E questo lo dico anche da mamma. Fino a qualche giorno fa, un adolescente andava a scuola al mattino e nel pomeriggio era impegnato, anche tutti i giorni, con la scuola di danza. Ora quel tempo viene occupato magari andando in giro, in luoghi con controlli certo meno rigorosi. Ecco, hanno chiuso spazi di socializzazione regolamentata. Anche per i più piccoli, lo sport, la danza sono impegni sani, che fanno bene al corpo e alla mente. L’alternativa ora è restare a casa davanti alla tv o a qualche altro schermo; o magari dover stare con i nonni se i genitori lavorano. Anche a livello psicologico, soprattutto per la fascia di età che va fino ai 12 anni, non è certo semplice dover rinunciare, da un giorno all’altro, a qualcosa che li impegnava e che li appassionava. Molti bambini si sentono persi da questa interruzione così inaspettata e repentina”. Proprio per ovviare a questo, il centro di Giorgia ha scelto di non lasciare completamente soli i suoi piccoli allievi. “Ci siamo organizzati e abbiamo attivato le lezioni on line. Certo non posso dire che sia questo il metodo migliore. La presenza è indubbiamente un’altra cosa. Però è comunque un modo per tenere impegnati i nostri bambini, che dalla loro cameretta o dalla loro sala, posso continuare a danzare, rimanendo in contatto con l’ambito che avevano scelto come impegno. Questo purtroppo non è possibile con i bambini sotto i 6 anni, per i quali però abbiamo preparato dei video con coreografie da poter ripetere a casa insieme a mamma e papà. L’obiettivo è che nessuno si senta abbandonato”.
Infine la questione economica. “Sono fortunata, perché il centro non è l’unica fonte di guadagno della nostra famiglia. Abbiamo però dei dipendenti che vivono di questo. E stare 2/3 mesi senza lavoro non è certo il massimo. A livello economico, nell’ultimo periodo, sono stati spesi dei soldi per la regolarizzazione dell’attività. Soldi che non hanno comunque evitato la chiusura. Leggevo che uno dei motivi per cui le palestra sono state chiuse è per evitare, almeno in parte, gli spostamenti “superflui” attraverso i mezzi pubblici, il cui sovraffollamento è il vero problema. Ma in una realtà come la nostra, le famiglie si spostano con la loro auto. Forse bisognava ragionare per contesti. Se questo sacrificio servirà io sarò la prima ad essere felice di averlo fatto. Ma siamo sicuri che sia questa la strada giusta per ridurre davvero i contagi?”.