Maria Vittoria, 18 anni, racconta quello che la pandemia le ha lasciato in eredità. “Mi sono demoralizzata. Un esempio? La patente, non riesco a superare le prove, mi sento bloccata dentro. Ho scelto di rivolgermi ad uno psicologo per parlare. La cosa più grave che mi ha lasciato il Covid19 è quella di non sapere cosa fare della mia vita “.

di Elisabetta Pieragostini

Disagio psicologico, sconvolgimento delle abitudini, isolamento, inquietudine. Quello delle incertezze degli adolescenti ai tempi del Coronavirus è un argomento che incombe in molte abitazioni. Da più di un anno la lotta quotidiana è stata con la DAD, la ormai famosa didattica a distanza che in questi tempi di emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha sostituito, in parte o del tutto, le lezioni a scuola in presenza.

DAD: “Almeno togliti il pigiama”

Da marzo 2020 quante volte abbiamo ripetuto questa frase ai nostri figli? Lo spettro delle lezioni online, dei pc che non vanno, della connessione che non regge aleggia nelle nostre case e, per dovere di cronaca, bisogna anche dire che questa situazione ha permesso la naturale convivenza tra i disagi di un Paese mal digitalizzato e la pigrizia studentesca: lezioni messe in pausa, chat aperte durante le spiegazioni, compiti smarriti, interrogazioni non proprio realistiche e persino Netflix in orario scolastico. Ne abbiamo sentite di tutti i colori. È accaduto per gli studenti in DAD come per gli adulti in smartworking.

Distrarci è probabilmente la cosa più naturale che viene data in dotazione all’essere umano che si confronta con i doveri in un ambiente meno controllato quale è la propria casa.

La didattica a distanza ha cambiato la vita dei nostri ragazzi

Questo nuovo modo di fare lezione a distanza ha letteralmente stravolto la vita di tutti, soprattutto degli studenti: parliamo di brusco cambiamento sia a livello di apprendimento che a livello di socializzazione, disattenzione, irritabilità, isolamento. Elementi che, a lungo termine, possono favorire l’insorgere di problematiche psicologiche tutt’altro che remote.

I ragazzi non si sono incontrati per mesi, non hanno socializzato, hanno perso per strada qualche primo amore, non hanno potuto litigare con i prof, non hanno fatto sport. Non hanno avuto le loro naturali valvole di sfogo e non hanno potuto scegliere di averle o non averle, perché ci sono anche molti ragazzi a cui l’isolamento ha fatto un po’ piacere essendo magari più introversi di altri.

Perdere la normalità, la quotidianità, la scuola e il contatto sociale è devastante e provoca delle conseguenze altrettanto significative: il cosiddetto distanziamento sociale, non avere contatti fisici, causa negli adolescenti la solitudine. I ragazzi tendono sempre più a isolarsi chiudendosi in camera, trascorrendo ore e ore sul cellulare, navigando in Internet e barricandosi in conflitti con la famiglia.

I giovani non hanno più la routine del fare le cose, andare a scuola, studiare e uscire con gli amici, tutto ciò tende a far vacillare le loro certezze. Quest’incertezza richiede un grandissimo sforzo e una capacità di adattamento che si sta prolungando e non è facile per loro affrontare tutto senza il supporto efficace della famiglia, anche se ovviamente da ragazzi non lo comprendono e non lo ammettono.

Com’è essere adolescenti ai tempi del Coronavirus

Sicuramente difficile perché si sono sentiti imprigionati proprio nella fase della loro vita nella quale devono respirare e respirarsi, vivere di emozioni ed esplorazioni. Inoltre devono fare i conti con la vita gomito a gomito con i propri genitori che magari lavorano in smart working, chiusi in casa tutto il giorno.

Essere adolescente ora vuol dire essere stati sottoposti a sacrifici a cui le generazioni non erano più abituate. Niente feste, nessun viaggio, solo lunghe lezioni al computer e contatti via social, nessuna avventura ma insofferenza e frustrazione.

Ce lo conferma Maria Vittoria, 18 anni, studentessa all’ultimo anno di liceo.

Maria Vittoria, come hai vissuto e come stai vivendo questo periodo di pandemia? E i tuoi amici cosa dicono?

Personalmente non l’ho vissuto malissimo perché tendenzialmente sono una ragazza piuttosto solitaria. Amo stare a casa; per mia fortuna la casa è grande e abbiamo un giardino così ero libera di uscire a prendere aria. Di contro sono dispiaciuta perché ho dovuto rinunciare a trascorrere del tempo con i miei amici, parlare con loro per confrontarci e divertirci. I miei amici invece erano esausti e stanchi, l’hanno vissuta proprio male perché si sentivano soffocare in casa tutto il giorno. Per loro era una galera senza neanche avere il diritto a un’ora d’aria.

La famosa DAD, cosa ne pensi? La scelta dell’Università come l’hai fatta? Sei riuscita a scegliere con consapevolezza?

Sicuramente la didattica a distanza è servita almeno per evitare di perdere l’apprendimento scolastico, ma credo che ci rimarrà poco, i programmi cambiati, verifiche e interrogazioni svolte diversamente. Alla fine tanti hanno odiato la scuola perché in questo modo apprendi davvero poco. La scelta dell’Università l’ho fatta informandomi su Internet, orientandomi da sola. Penso che se hai la voglia di ricominciare a vivere partendo da un nuovo percorso di studi alla fine la scelta arriva.

Quali sono state secondo te le conseguenze del Covid nella tua vita?

Mi è passata la voglia di fare le cose, mi sono demoralizzata. Un esempio? La patente, non riesco a superare le prove, mi sento bloccata dentro. Per questo ho deciso di rivolgermi a uno psicologo. Sono una ragazza che nasconde bene le emozioni, ma a questo punto sentivo e sento il bisogno di parlare perché la cosa più grave che mi ha lasciato il Covid19 è quella di non sapere cosa fare della mia vita.

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