30 anni, una diagnosi di linfoma, la necessità di terapie immediate e l’impossibilità di congelare i suoi ovuli: così, dopo 5 anni Roberta, che ha perso anche sua mamma per un tumore, ha messo al mondo la piccola Bianca. Nella giornata della lotta contro il cancro il suo messaggio di speranza.

di Veronica Fermani

“Ho trascorso cinque anni dentro ad un uragano. Poi una mattina d’improvviso quel test di gravidanza positivo. E l’arrivo della mia piccola Bianca. Un regalo vero, tutt’altro che scontato” Roberta Salvati aveva 30 anni quando le è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin. Dopo la diagnosi sono arrivate immediatamente le terapie: prima la chemio e poi la radio. Nessuna possibilità temporeggiare a causa dello stadio della sua malattia. Nessun congelamento degli ovuli, che le avrebbe dato maggiori speranze nella futura ricerca di una gravidanza. “Avevo paura che non sarebbe mai successo. E invece è andata bene. Dopo 5 anni terribili, in cui ho toccato davvero il fondo, l’uragano si è fermato. E sono tornata a vedere un po’ di sole “.

Una destino, il suo, che nei mesi della malattia, si è intrecciato con quello di sua mamma Fulvia, colpita da un adenocarcinoma pancreatico che non le ha lasciato scampo. “So che quando arrivano queste diagnosi lo sconforto è totale. Lo so da malata e lo so da familiare di una persona che non ce l’ha fatta. Nonostante questo, continuo a ripetere che nella sofferenza, bisogna sempre cercare di guardare oltre. Finché c’è respiro c’è possibilità di combattere. E alla fine la vita è più forte di tutto. Per questo non bisogna mai smettere di credere che qualcosa di bello, in un modo o nell’altro, arriverà”.

Sì, la vita, quella della piccola Bianca che “ha riportato il colore nella nostra casa dopo che tutto si era spento. Con lei ho trovato una pace interiore che credo di non aver mai provato prima. Ovviamente mia madre mi è mancata tantissimo in questa esperienza: io e lei condividevamo tutto. Ma la sento vicina ogni giorno. Ora più che mai”.

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