A Reggio Emilia il lockdown ha portato una vera e propria mobilitazione per la ricerca di nuovi spazi destinati all’istruzione. Spazi naturali. Il racconto di Raffaella Curioni, assessore comunale all’educazione.
di Elisabetta Pieragostini

Una scuola diversa da quella tradizionale, dove gli alunni possano trovare spazi a loro misura e nuove metodologie di apprendimento, è possibile? Ce ne parla l’assessore Raffaella Curioni attraverso l’esperienza della Scuola diffusa di Reggio Emilia, nata per esigenze pratiche dopo il lockdown del 2020 e sviluppatasi grazie al successo riscosso.
Come è nata l’idea di una scuola diffusa?
L’idea nasce e inizia a prendere corpo a maggio 2020. La ricerca di nuovi spazi è l’unica risposta possibile al distanziamento e a una scuola possibilmente in presenza.
Erano mesi concitati quelli. In modo quasi naturale si crea un gruppo di lavoro: insegnanti, educatori, tecnici, operatori sanitari, architetti. Questa ricerca ci ha portato, tutti insieme, a incrociare le istituzioni culturali pubbliche della città, i luoghi del protagonismo civico, ricreativo e solidale.
Reggio Emilia è una città accogliente e solidale per i bambini.
Quali sono i vantaggi che può portare questo modello di scuola?
In primo luogo la scuola diffusa è una grande opportunità di apprendimento dove lo spazio diventa favorevole e creativo.
Ci racconta nello specifico la vostra Scuola diffusa?
Parliamo di 19 luoghi, 49 classi, 1250 studenti. Una mobilitazione organizzativa della città. Riorganizzazione dei servizi per il Diritto allo studio, impegno economico.
Abbiamo avuto la necessità di abitare tutti gli spazi: ambienti sottoutilizzati (atri, spazi verdi, sale da pranzo) prima utilizzati come attraversamento o monofunzione. E poi lo studio degli arredi: funzionali, mobili, con allestimenti a geometria variabile.
Scuola Diffusa esce e rientra nei plessi naturali e ne cambia le funzioni, l’estetica, la relazione educativa, la modalità di apprendimento. Cambia anche la collaborazione tra istituzioni culturali, educative, sociali. Un museo ad esempio non è più solo luogo di visita didattica ma è luogo quotidiano di scuola.
Non si tratta solo di una dislocazione di alunni, insegnanti e personale ausiliario in sedi decentrate ma anche e soprattutto dell’idea di tracciare con la scuola e con la comunità una nuova strada del percorso educativo e scolastico, in cui i luoghi e i loro contenuti entrano a far parte e stimolano la didattica e l’esperienza scolastica e la qualificano.
Una scuola che non vuole abdicare al suo ruolo di comunità educativa, di relazione e di apprendimento ma che costruisce un rilancio e che connette persone e luoghi di vita della città.
L’anno scolastico 2020-2021 come vi ha visti lavorare? E quello 2021-2022 come sta andando?
Abbiamo creato un Patto di Comunità e Alleanze Educative. Un Patto Educativo di Comunità firmato da ciascun Istituto Comprensivo, con cui i diversi attori coinvolti, pur nella loro autonomia e responsabilità di ruoli, si impegnano a garantire a studenti, famiglie, docenti e personale scolastico la necessaria sicurezza sanitaria e la miglior qualità di scuola possibile, questo anche nell’anno scolastico 20/21.
È una forte assunzione di corresponsabilità per quanto riguarda il rispetto di norme e prescrizioni ma anche di eventuali modifiche nella proposta didattica.
L’anno scolastico 21/22 è ripartito con una seconda edizione di Scuola Diffusa, sicuramente migliorata rispetto alla prima perché ci siamo messi a studiare (e non solo a realizzare), ci siamo messi a documentare, ricercare, progettare.
Dal 13 settembre i nostri numeri sono stati: 16 luoghi, 44 classi, 1050 studenti che continueremo ad accompagnare in percorsi di ricerca che tendano a evidenziarne i fattori di qualità e innovazione nel panorama delle didattiche per la scuola primaria e secondaria di primo grado.
Questo modello potrebbe diventare nazionale e cambiare il modo di fare scuola?
L’esempio educativo di Reggio Emilia apre porte da decenni. È stato così con i primi nidi e speriamo che anche questo esempio di Scuola Diffusa possa… diffondersi.