di Fabrizio Baleani
Rappresentanza il tuo nome non è donna. Questa battuta un novello Amleto con uno spiccato senso della realtà la impiegherebbe per descrivere l’epoca corrente, ben poco incline ad affidare al gentil sesso i posti di comando disponibili nell’agone politico. È vero, la penisola ha, senza dubbio, compiuto decisi balzi in avanti dai tempi delle prime svolte nel pink power tricolore con Nilde Iotti alla Presidenza della Camera dei deputati nel 1979 e Tina Anselmi capace di ottenere un ministero nel 1976, anche se, solo nel 2018, la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati si è potuta sedere sullo scranno più alto di Palazzo Madama conquistando la seconda più alta carica dello Stato. Nell’indice annuale del 2021 riguardante la partecipazione femminile alla vita democratica ed istituzionale degli Stati dell’Unione, elaborato dall’Ente europeo per l’uguaglianza di genere, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 63,8 su 100, totalizzando una cifra inferiore alla media dell’UE di ben 4,2 punti. Dieci paesi sono al di sopra del valore medio continentale, nove dei quali con un punteggio superiore a 70 punti. In cima alla graduatoria spiccano Svezia (83,9), Danimarca (77,8 punti) e Paesi Bassi (75,9), che sono saliti in terza posizione, saltando due posto in un anno; nei primi dieci anche la Francia (75,1 punti), la Spagna di 73,7 e la Germania (68,9). Più di un terzo degli Stati membri ha ottenuto meno di 60 punti. E se Bruxelles non ride e Roma ha le ciglia bagnate, anche la nostra Regione, sulla questione, sembra versare lacrime amare. E sebbene ci sia chi lamenta una scarsità di presenze “rosa” equamente distribuita sui diversi livelli dell’amministrazione, sono i comuni a far registrare il più vistoso gap tra i sessi che affligge il territorio marchigiano. Per misurarne l’entità basta dare un’occhiata al numero delle città non rette da maschi. Solo 34 primi cittadini su 227 sono donne. La partecipazione non è omogenea a livello territoriale. Guardando alla situazione nelle cinque province, quella che detiene il maggior numero di sindaci donne è il Maceratese che ne conta 10 su un totale di 55 comuni. L’ampia unità territoriale facente capo a Pesaro e Urbino si situa al secondo posto del nostro immaginario podio con 8 città su 50, l’Anconetano conta appena 7 municipi su 47 a guida femminile. Il Fermano si aggiudica la quarta posizione con 5 comuni “in rosa”. Fanalino di coda risulta l’Ascolano con sole due fasce tricolori indossate da sindache su 33. Secondo Katia Marilungo psicologa e componente della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna della Regione Marche “solitamente la politica non è un’attività esclusiva, al contrario, per una donna, essa si somma ad una miriade di importanti e dispendiose responsabilità : dagli impegni professionali, ad oggi assimilabili a quelli di un uomo, alla gestione delle molteplici dinamiche familiari. Questo comporta, per loro una fatica, anche psicologica che spesso può essere avvertita come superiore alle loro forze, purtroppo questo conduce di frequente alla rinuncia ad intraprendere nuove esperienze e progettualità, come, appunto l’impegno politico.”
LA TESTIMONIANZA: Moira Caligola, Sindaco di Monte Urano
di Elisabetta Pieragostini

In Italia solo il 14% dei comuni italiani sono guidati da una donna sindaco: secondo lei come mai?
Per noi donne, stante l’attuale sistema di organizzazione sociale, entrare nel mondo politico/amministrativo non è una cosa semplicissima. Sulle donne si “scaricano” tutta una serie di compiti incompatibili (per abitudine) sull’uomo, penso soltanto dalla cura delle persone fragili all’educazione dei figli che ricade per gran parte proprio sulla donna. Poi occorre inoltre considerare che i cosiddetti “tempi della politica” con tutto ciò che ne deriva sono tempi e modi gestiti ed organizzati con modalità tipicamente maschili
Ci sono le donne che vogliono veramente entrare in politica? Quali sono le caratteristiche secondo lei che devono avere?
Sì, ci sono donne determinate e competenti che amano la politica e che hanno competenze importanti.
Le caratteristiche che devono avere sono quelle di credere nel proprio ruolo e nelle proprie idee e soprattutto avere una voce forte da non essere sopraffatta da quella maschile.
Ritengo comunque che alcune importanti regole, come l’onestà, la correttezza dei rapporti, il senso di responsabilità, la condivisione di determinate scelte dovrebbero valere sia per il genere femminile che maschile.
Come si trova a lavorare in un ambiente prettamente maschile?
Non è semplicissimo perché chiaramente il linguaggio, le modalità ed i toni sono diversi però ho i miei obiettivi e le mie idee e tiro dritta per il raggiungimento degli stessi. Probabilmente faccio più fatica rispetto ad un uomo perché c’è spesso un clima da spogliatoio tra gli uomini che tende ad escludere noi amministratrici donne, però sulle idee e sugli obiettivi si riesce a raggiungere i risultati sperati
Le faccio una domanda personale, secondo lei una donna può unire la famiglia alla carriera?
Deve farlo. Sicuramente è faticoso ma escludere una delle due dimensioni limiterebbe la crescita e la maturità di una persona. Ho visto Amministratici partecipare a riunioni con il figlio da allattare ma tutto ciò non ha impedito loro di portare avanti l’attività politico-amministrativa e di raggiungere gli obiettivi preposti. Anzi i due mondi aiutano le donne a rafforzarsi e completarsi nel carattere e nel modo di fare.
In questo momento di pandemia ha riscontrato più difficoltà nell’essere donna al comando?
Ho riscontrato più difficoltà ad esercitare l’attività di Sindaco ma non per l’essere donna ma perché la situazione generale è stata veramente molto complicata ed in un certo qual modo lo è ancora vista la situazione che stiamo vivendo
Cosa consiglierebbe alle donne che vogliono intraprendere la sua stessa strada?
Di andare avanti con determinazione e competenza. Di non lasciarsi spaventare da un mondo che conosciamo meno e che tende per sua natura a limitare la presenza di donne.
Le idee e la forza necessarie per governare una comunità devono essere gli unici obiettivi da perseguire.
LA TESTIMONIANZA: Noemi Tartabini, Sindaco di Potenza Picena
di Sara Ruggeri

Sindaco come nasce la sua passione per la politica?
“Penso che la politica sia un po’ come il volontariato, si esercitata in quel modo. Aiutare l’altro ha sempre avuto un ruolo importante durante tutta la mia vita e vedo nella politica uno strumento per poter dare e donare certi tipi di servizi alla comunità. Una sensibilità sicuramente influenzata dai miei studi umanistici, dalle attività di volontariato e dalle esperienze lavorative prima come educatrice per bambini diversamente abili e poi come insegnate di classe.”
Come riesce a coniugare la sua vita personale, di mamma, con quella di Sindaco?
“Non è facile. Ho abbandonato totalmente il lavoro perché penso che il ruolo di sindaco e il ruolo di insegnante richiedano massima concentrazione, energia e tempo. Ho deciso di prendere l’aspettativa dal lavoro principale e grazie soprattutto all’aiuto dei familiari riesco a fare il sindaco a tempo pieno, altrimenti con due bambini piccoli sarebbe davvero impossibile. Purtroppo, neanche nei momenti in cui sto con i miei figli, riesco completamente a staccare la spina a livello mentale. Questo è forse l’aspetto che più mi disturba, perché io credo molto nella qualità piuttosto che non nella quantità del tempo e purtroppo non è sempre facile garantire ai bambini la qualità del mio tempo”.
Nelle Marche ci sono solo 34 sindaci donna. Come mai la politica non attira così tanto l’universo femminile?
“Penso che il problema principale sia conciliare i vari impegni di una donna che sono quelli relativi alla casa, al lavoro, al ruolo di mamma e di moglie. Conciliare tutte queste mansioni con il ruolo di sindaco che non ha orari, è davvero difficile. Per questo la rete familiare è molto importante, soprattutto quando si hanno dei figli.”
Cosa si sente di dire alle donne giovani per avvicinarle al mondo della politica?
“La politica locale, e non solo, ha necessità di persone tenaci che non mollino al primo ostacolo. Di ostacoli ce ne sono tanti, e sappiamo che le donne ce l’hanno questo polso forte, questa tenacia ed intraprendenza, questo atteggiamento combattivo. Più donne ci sono, maggiore è la forza e maggiori sono le situazioni che possono essere portate a compimento.”