Mercoledì 31 agosto 2022 dalle ore 9.30 alle ore 13.30 si terrà il convegno nazionale online sul metodo “Litigare bene” ideato da Daniele Novara. Tra i relatori la psicologa, psicoterapeuta e docente presso l’Università di Macerata, Paola Nicolini.

di Elisabetta Pieragostini

Educare i giovani alla pace, alla convivenza serena, allo stare bene insieme maturando la capacità di gestire le liti: è questa la base del metodo “Litigare bene” rivolto ai bambini dai 3 ai 10 anni fascia di età ritenuta tendenzialmente più litigiosa, poiché si bisticcia per molte cose; per un giocattolo, per attirare l’attenzione di un genitore, per stare al centro dell’attenzione o per imporre la propria volontà e autorità.

Quella in oggetto è una fase di estremo assorbimento, i bambini imparano tantissimo e per questo il metodo, composto da quattro fasi, è rivolto a loro, ma anche a tutti i genitori, gli insegnanti, gli educatori, gli allenatori e a tutti coloro i quali si interfacciano con l’educazione dei bambini.

Non colpevolizzare i bambini

Un aspetto importante del metodo è quello di non colpevolizzare i bambini perché litigano. Bisogna aiutarli a litigare bene, ad apprendere anche durante un momento di conflitto attraverso una corretta comunicazione, mantenendo vive le relazioni e le proprie emozioni.

I quattro passi del metodo si compongono di due passi indietro che rappresentano il non cercare il colpevole e il non fornire la soluzione del litigio; i due passi avanti, invece, consistono nel far parlare i litiganti per giungere a un accordo.

Con questo metodo i bambini gestiscono da soli il litigio; è inutile escluderlo perché fa parte della vita quotidiana ma si può risolvere con il confronto e il dialogo.

Il convegno sul metodo Litigare bene si può

Il convegno in programma mercoledì 31 agosto, è rivolto agli adulti che vogliono apprendere gli strumenti per applicare il metodo di Novara ai fini di una buona gestione del conflitto.

Gli adulti impareranno che non devono intervenire per dare la soluzione giusta, influenzando i bambini che poi non gestiscono in autonomia il momento del litigio e non ne sono più padroni, ma apprenderanno che insegnare a litigare significa anche insegnare a vivere per formare persone più sicure e meno fragili, più felici e che possono guardarsi negli occhi per comunicare utilizzando il litigio come momento di incontro. La rabbia è un’emozione, un’esperienza naturale, si può scoprire l’errore come educativo. I litigi insegnano ai bambini a conoscersi a scoprirsi e a stare insieme agli altri.

Nel litigio si mettono in campo le emozioni e i sentimenti per poi riconoscerli e usarli secondo cognizione di causa per trarne ricchezza nei rapporti. Il litigio è un antidoto alla violenza, ci porta alla pace perché sappiamo gestire i momenti di difficoltà senza ricorrere ad altri mezzi.

Il convegno sarà un momento di confronto composto da diversi interventi e video di esperienze sull’applicazione del metodo. A fine giornata si riceverà l’attestato di partecipazione e si potrà rivedere l’evento in differita.

Per informazioni scrivere a convegno@cppp.it oppure chiamare il numero 3317495412

Tra i relatori la psicologa, psicoterapeuta e docente presso l’Università di Macerata, Paola Nicolini.

Come si svolgerà il convegno?

Quest’anno il convegno sarà ancora online, stanti le difficoltà create dalla pandemia che ancora sussistono. Ci si può iscrivere e seguirlo in sincrono o accreditarsi per un accesso seguente, da “gustare” successivamente a distanza.

Daniele Novara nei convegni del CPP di solito lancia un tema su cui riflettere, portando sempre proposte di pratiche innovative da applicare a scuola.

Ci sarà un focus sul “conflict corner”, angolo che può essere presente dentro gli spazi educativi e didattici, proposto come spazio in cui è possibile andare per discutere di un conflitto emerso nell’interazione tra bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Esploreremo in particolare quali processi – cognitivi, affettivi e sociali – è in grado di attivare e quali competenze – comunicative, negoziali, relazionali – può sostenere, legittimando la possibilità di avere versioni diverse dello s-contro e permettendo l’elaborazione delle emozioni che riconduce all’in-contro.

Le sue impressioni sul Metodo di Novara?

Daniele Novara si occupa di pace e di gestione dei conflitti da quasi un cinquantennio ed è sicuramente una delle voci più autorevoli su queste tematiche, in campo nazionale. La sua rivalutazione della “lite” come modalità espressiva e relazionale da non rifuggire, perché insita nelle trame stesse della quotidianità, offre una chiave di lettura intrigante, in quanto la legittima come una tra le possibilità di comunicare tra umani, soprattutto se ancora nei primi anni di vita, e la toglie dalla cornice di negatività con la quale spesso è vissuta. Ma, come dice Novara, bisogna “saper litigare bene”, cioè adottare modalità di relazionarsi che non trascendano e scatenino azioni violente. Bisogna “dirsele” e apprendere dai bambini e dalle bambine che, se lasciati alle loro modalità, spesso entrano in conflitto per uno spazio occupato, per un gioco tolto di mano, per un turno saltato. Ne nasce una discussione, i toni della voce sono più alti, a ragione dell’energia che ci vuole per difendere una propria idea o posizione, magari ci si volta le spalle e non ci si parla per un po’, poi talvolta in modo subitaneo si ristabilisce la collaborazione, perché la cosa più importante è “essere insieme” e poter “giocare”. Altre volte si mettono in atto strategie negoziali, con la richiesta esplicita di essere scusati, con l’offerta di un sorriso o di un abbraccio, con la proposta di recuperare il turno perso o un’alternativa al giocattolo che magari si è rotto. In tutti questi casi c’è un bel lavorio nella mente di un bambino e di una bambina, che sarebbe interrotto se intervenissero gli adulti per sedare le questioni o dare la loro soluzione, come spesso di fatto avviene, a scuola come in famiglia. Lasciare trovare le vie d’uscita in autonomia è una strategia fondamentale per apprendere competenze sociali, finalizzate al mantenimento della relazione. E sono queste che servono, man mano che si cresce e ci si deve autoregolare emotivamente nel so-stare nei conflitti, all’interno di una relazione di coppia, in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro. Saper litigare è un antidoto alla violenza.

Nella sua attività professionale lei sta utilizzando questo Metodo? Se si, con quali risultati?

Da anni mi occupo di negoziazione dei conflitti, arrivando al tema da studi sulla comunicazione. Insegnando all’Università dedico lezioni e laboratori a queste tematiche, che hanno come corollario l’ascolto attivo, la leadership democratica, le competenze negoziali, il lavoro di gruppo. Non applico in modo sostanziale il metodo di Daniele Novara, ma certamente attingo anche a quel tipo di letteratura, facendone argomento di studio e di riflessione con studenti e studentesse, anche nelle interazioni d’aula.

I risultati più evidenti sono due, a mio avviso: uno potrei definirlo “intangibile” e consiste nel “clima d’aula che scaturisce dall’impostazione dei processi di insegnamento-apprendimento,”, improntati alla collaborazione e allo scambio reciproco, a partire dalla stessa disposizione delle sedie (laddove possibile) quasi sempre in cerchio, in cui l’invito è a dire la propria, a fare domande, a sottoporre a discussione i dubbi, a non lasciare da parte le questioni controverse, a partecipare comunque attivamente.

Il secondo è “tangibile” e consiste nei “prodotti”, quasi sempre frutto di interazioni di gruppo tra studenti e studentesse, siano essi articoli divulgativi a partire da basi teoriche scientifiche in campo psicologico o video di carattere formativo o mappature di luoghi definibili educanti e curativi o presentazioni a seminari o proposte di attività per bambini e bambine. La cifra che accomuna questi prodotti è che sono frutto di scambio, di interazione e integrazione delle competenze dei e delle partecipanti, che per poter arrivare a quel risultato hanno affrontato differenze di opinione o conflitti di idee, sia sui contenuti sia sulle modalità procedurali, apprendendo indirettamente quelle strategie di ascolto attivo, di vicarianza nella leadership (a volte “conduce” la persona che è più competente nello scrivere testi, altre la persona che sa utilizzare strumenti tecnici, altre ancora la persona che è competente sui contenuti, e così via), di interazione negoziale finalizzata a mantenere (ma anche manutenere) le relazioni in modo funzionale (il processo) a raggiungere lo scopo (il prodotto).

Quale consiglio ci può dare per “litigare bene”?

Litigare bene richiede un po’ di impegno, come induce a pensare la parola negoziazione, che significa tempo libero dall’ozio (dal latino neg-otium), ma soprattutto scambio con reciproco guadagno. Di solito si è portati a pensare che in una lite “uno vince e uno perde”, in una logica di potere. Se si inizia a pensare invece alla lite come una delle tante possibilità di espressione di un “disagio” nella relazione e come occasione di ricerca di uno stadio più evoluto di ben-essere, mantenendo ferma l’attenzione sulla soluzione del problema più che sulla magra soddisfazione di essere quella parte del conflitto che “dice l’ultima parola”, allora si dà una diversa chance alle opportunità di stare bene insieme. In questo bambine e bambini sono maestri, come direbbe Maria Montessori, perché il loro desiderio di giocare e la necessità di essere insieme per poterlo fare, dà loro la spinta utile a superare le divergenze e trovare nuovi accordi ed equilibri. Un lite ben composta permette di arrivare a soluzioni inaspettate e talvolta anche più soddisfacenti per tutti i “litiganti”. Saper litigare è una competenza da costruire con urgenza, per evitare che l’aggressività prenda il sopravvento e sfoci in violenza, come purtroppo spesso accade.

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